Era il 2009 quando un anonimo inventore, noto con lo pseudonimo di Satoshi Nakamoto, immise sul mercato una moneta che avrebbe di lì a poco rivoluzionato il mondo economico, il Bitcoin. Considerato sin da subito non una moneta ma un mezzo di scambio volatile, il Bitcoin si distinse subito dalle valute tradizionali per non fare uso di un ente centrale nè di meccanismi finanziari particolari, il suo valore infatti è unicamente stabilito dalla leva domanda-offerta. Il Bitcoin funziona su un database distribuito in rete strutturato a nodi ove le transazioni vengono tracciate e crittografate e rese sicure dall’utilizzo della cosiddetta Blockchain.
La Blockchain è un innovativo sistema di gestione informatica, può essere considerato un vero e proprio registro, un infinito libro contabile ove è possibile rintracciare tutti i movimenti fatti dal 2009 ad oggi. E’ applicabile a diversi ambiti che presuppongono l’interazione tra persone, gruppi o aziende anche se, il primo campo di applicazione è stato appunto quello delle criptovalute. Il termine Blockchain significa letteralmente “catena di blocchi” ed identifica un processo in cui un insieme di utenti (gruppi o appunto aziende), condivide delle risorse informatiche al fine di rendere disponibile a tutti un database specifico. I partecipanti al database validano le proprie partecipazioni attraverso protocolli di aggiornamento crittografati e sicuri.
Il primo esperimento Blockchain risale al 1991 per mano di Stuart Haber e W. Scott Stornetta mentre il primo vero blockchain fu distribuito nel 2008 ed implementato nel 2009 in occasione della nascita del Bitcoin. Nel 2014 è nata la Blockchain 2.0, una nuova versione che permise oltre alle normali transazioni, anche lo scambio di valute senza l’intermediazione di organizzazioni tradizionali. Ed è proprio l’assenza di organi centrali di controllo che ha stabilito il successo delle criptovalute ma di contro, anche il suo limite accentuato da un forte ostracismo proveniente dai tradizionali mercati economici.
Ostracismo che verrà in tutta probabilità liquidato però entro il 2020, anno in cui verrà recepita la Direttiva UE 2018/843 del Parlamento e del Consiglio europeo pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea come L 156 del 19.06.2018, attraverso la quale le criptovalute dovranno essere riconosciute per legge.
Il DT Coin di Daniele Marinelli e la forza della blockchain
Daniele Marinelli è un imprenditore romano tra i primi studiosi della blockchain in Italia e tra i primi investitori di Bitcoin. Forte di una formazione economica molto importante e della sua grande passione per la tecnologia, Daniele Marinelli ha profuso le energie di questi ultimi 3 anni nello studio e nell’analisi del mercato delle criptovalute, arrivando a crearne una totalmente innovativa, il DT Coin. Il DT Coin è una moneta virtuale che basa il suo valore sul mercato dei Big Data, funziona su blockchain e si distingue per essere una moneta a capitalizzazione forzata. Si serve infatti del Forced Market Cap, un potente exchange gestito da un algoritmo matematico infallibile attraverso il quale il prezzo della moneta subisce continui incrementi di prezzo generando sempre un utile.
Gli utenti DT Coin possono usufruire di una criptovaluta sicura, veloce e stabile nel prezzo e nel tempo oltretutto spendibile anche nelle tradizionali attività commerciali grazie all’applicazione DT Pay. Tutto questo è stato possibile proprio grazie alla blockchain e a quanto sta offrendo a livello tecnologico in più settori.
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